La famiglia Tenco ha deciso di far sentire la propria voce per difendere la memoria di Luigi, cantautore scomparso in tragiche circostanze.
Durante il Festival di Sanremo del 1967, per la precisione il 27 gennaio, Luigi Tenco decise di togliersi la vita: un gesto estremo che non è mai stato chiarito fino in fondo.
In una lettera indirizzata a Mogol, la famiglia Tenco ha deciso di farsi avanti per correggere quelle che secondo loro sono notizie errate e fuorvianti divulgate dall’uomo.
Non è la prima volta che i Tenco scrivono a Mogol: lo avevano già fatto nel 2016 in merito a quanto l’autore aveva dichiarato durante la partecipazione alla trasmissione televisiva Viva Mogol condotta da Massimo Giletti su Rai 1, in cui era ospite anche Gino Paoli. Questa volta il motivo della lettera è da ricondurre ad alcune frasi dette celebre esponente del mondo musicale italiano durante il ritiro del premio Tenco a Sanremo: Mogol ha raccontato di aver tentato di convincere il cantautore a non partecipare al Festival nell’edizione in cui purtroppo è poi morto.
“Se Lei fosse stato realmente amico di Luigi, o se avesse anche soltanto ascoltato le parole di Paoli, non avrebbe raccontato tali fantasie ma avrebbe saputo che Luigi era l’esatto contrario del ragazzo triste e solo che lei dipinge”, affermano gli eredi rivolgendosi al presidente Siae Giulio Mogol Rapetti. Nella lunga lettera indirizzata all’autore i familiari di Tenco ci tengono a precisare che le cose non sono andate come ha dichiarato lui.
“Dobbiamo invece ricordarle che fu proprio Lei una delle prime persone che già negli anni precedenti gli aveva scritto per tentare di convincerlo a prenderne parte. A meno che, stando ad altre sue dichiarazioni secondo le quali lei non avrebbe aderito alla manifestazione sanremese proprio per convincere Luigi a non andarci, in realtà lei intendesse dire che non gradiva che Luigi Tenco partecipasse a quel Festival del 1967 con la canzone Ciao amore, ciao poiché Lei gareggiava con altre canzoni tra cui La rivoluzione (citata nel biglietto di denuncia scritto da Luigi pochi minuti prima di perdere la vita) e sul cui retro del disco 45 giri vi era incisa la canzone intitolata Ciao ragazza ciao“, scrive la famiglia Tenco prendendo pubblicamente posizione.
Era già successo dopo il monologo di Barbara Palombelli nell’ultima edizione del Festival di Sanremo: la giornalista aveva ricordato il suicidio di Luigi Tenco nel 1967 e gli eredi avevano definito quell’intervento come “un chiacchiericcio pregno di ignoranza sull’argomento da una parte e di incoerenza dall’altra, che non rende merito alla categoria dei giornalisti a cui apparterrebbe e nemmeno al servizio televisivo pubblico che ha deciso di farla esibire su Rai 1”. La voce dei familiari si leva forte a custodire la memoria di uno dei più grandi cantautori che la musica italiana abbia mai conosciuto, scomparso tragicamente e prematuramente.