Il padre di Selvaggia Lucarelli vittima della violenza dei tassisti: “Che schifo”

Selvaggia Lucarelli racconta l’episodio che ha visto protagonisti suo padre e un tassista a Milano.

Selvaggia Lucarelli
Fonte: Instagram

Tassisti. Una categoria che solo a nominarla apre le porte di un mondo che sembra rimasto fermo a centinaia di anni fa. Una professione accessibile a pochi, che impone un tributo salatissimo come biglietto d’ingresso in quella che ha tutta l’aria di essere una lobby.

Costantemente al centro della polemica per la diffusa ostilità nei confronti dell’apertura e del cambiamento, troppo spesso si sono rivelati protagonisti di episodi spiacevoli, violenti e talvolta ai limiti dell’umanità.

Come quello in cui si è ritrovato coinvolto il padre di Selvaggia Lucarelli, da tempo impegnata nell’attività di denuncia dei soprusi (e non solo) messi in atto da una fetta consistente di questo particolarissimo gruppo di lavoratori.

La vicenda raccontata da Selvaggia Lucarelli

Selvaggia Lucarelli
Fonte: Instagram

La vicenda è stata raccontata dalla stessa giornalista nelle ultime ore sul suo profilo Instagram. Qui si legge: “Oggi a Milano un tassista va a prendere mio padre. 88 anni, quasi sordo, fuori dalla RSA. Per un fraintendimento sulla chiamata lui fa il mio nome e ah è il padre di Selvaggia Lucarelli? E giù a inveire contro di me. Mio padre in imbarazzo e dispiaciuto”. Una situazione che non lascia spazio ad altri commenti se non a un sentito “Che schifo”, espressione che chiude la storia condivisa da Selvaggia Lucarelli sui social.

Tassisti e cambiamento: quant’è dura rinunciare al privilegio?

Il motivo di tanto odio sputato addosso al padre della giurata di “Ballando con le stelle” risiede nella strenua lotta di cui la stessa Lucarelli è portavoce: quella contro la posizione di privilegio che la maggioranza dei tassisti ritiene di detenere e non solo di dover difendere, ma anche di utilizzare come mezzo per imporsi al di sopra delle regole. Non sono rari, infatti, i casi in cui ancora oggi molti clienti si vedono negata la possibilità di pagare la corsa tramite POS o sono costretti ad accettare un servizio per il quale non hanno facoltà di scelta sulla tratta né, talvolta, sull’esatta destinazione. Per non parlare dell’opposizione, spesso manifestata con atti violenti (compresi cori e insulti nei confronti della giornalista), all’articolo 10 del nuovo Ddl Concorrenza, che riguarda “l’adeguamento dell’offerta di servizi alle forme di mobilità che si svolgono mediante piattaforme tecnologiche per l’interconnessione dei passeggeri e dei conducenti”. Un insieme di fatti che raccontano l’incapacità di una fetta di lavoratori di rinunciare a quella supremazia acquisita nel tempo per lasciare spazio a una più equa erogazione di un servizio che oggi viene pagato a caro prezzo.

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